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Canada

Le banche canadesi tardano ad adeguarsi alla finanza verde

Per le banche del Canada non è semplice rinunciare agli investimenti nell’industria del petrolio, che vale circa un decimo dell’economia del paese

In Canada alcune grandi banche hanno di recente preso l’impegno all’azzeramento netto delle emissioni nei loro finanziamenti entro il 2050. Ma diversi investitori hanno accolto gli annunci con un certo scetticismo, sia per la mancanza di obiettivi ben definiti, sia perché questi istituti continuano a sostenere le società del petrolio e del gas, seppur con l’intenzione dichiarata di aiutarle nella transizione verso fonti energetiche alternative.

Il punto – spiega Reuters – è che per le banche canadesi non è semplice rinunciare agli investimenti nell’industria petrolifera, che vale circa un decimo dell’economia del paese, pur essendo responsabile di più di un quarto delle emissioni totali.

I DATI E GLI OBIETTIVI SULLE EMISSIONI

Stando ai dati diffusi dal governo, il Canada è il quarto maggiore produttore e il terzo principale esportatore di greggio, del quale possiede le terze riserve più grande al mondo, concentrate per la quasi interezza nelle oil sands. Il Canada è però anche l’unico membro del G7 le cui emissioni di gas serra sono aumentate dal 2015 in poi. A fine aprile il primo ministro Justin Trudeau, anche per adeguarsi all’ambizione degli altri paesi, ha annunciato un taglio delle emissioni del 40-45% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005.

SCARSA COMUNICAZIONE

Nel corso degli ultimi cinque mesi banche come la Royal Bank of Canada, la Toronto-Dominion Bank e la Bank of Montreal hanno detto di voler raggiungere le zero emissioni nette. Ma non hanno né definito con precisione questo obiettivo, né fissato target intermedi, né spiegato nel dettaglio i loro piani per il distacco dagli idrocarburi.

Alcuni investitori lamentano ad esempio di non conoscere che cosa intendano di preciso queste banche con “fonti a basse emissioni di carbonio”: il gas naturale può rientrare in questa definizione, pur essendo comunque un combustibile fossile.

FINANZIAMENTI AI COMBUSTIBILI FOSSILI

I prestiti concessi dalle banche canadesi al settore del petrolio e del gas sono rimasti tutto sommato sui livelli di due anni fa, e questi istituti restano tra i maggiori finanziatori dei produttori di idrocarburi al mondo. Secondo l’organizzazione ambientalista americana Rainforest Action Network, nel 2020 Toronto-Dominion Bank è stata la principale banca di riferimento delle oil sands, mentre Royal Bank of Canada è stata la più grande finanziatrice dei combustibili fossili.

IN RITARDO

Nessuno dei proventi dei “green bond” emessi l’anno scorso dalle banche canadesi è stato destinato a progetti sulle rinnovabili da parte delle compagnie energetiche tradizionali.

Reuters scrive che la riluttanza delle banche canadesi a distaccarsi dai combustibili fossili fa accumulare loro ritardo rispetto agli istituti di credito internazionali, e soprattutto europei come BNP Paribas o ING Groep che hanno preso distanza dai progetti sul petrolio e sul gas nei giacimenti shale o di oil sands.

LA NET-ZERO BANKING ALLIANCE

Nessuna delle maggiori banche canadesi ha aderito alla Net-Zero Banking Alliance, organizzazione finanziaria che si impegna a definire dei percorsi per l’azzeramento netto delle emissioni entro il 2050. L’unico istituto canadese a far parte dell’iniziativa è VanCity, che però non ha mai finanziato società di idrocarburi.

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