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Canada

Il Canada potrebbe aver raggiunto il picco nei consumi di fonti fossili

Anche se in Canada i consumi di combustibili fossili saranno inferiori, non ci saranno cali della produzione di petrolio e gas naturale

L’autorità canadese di regolazione per l’energia ha detto che il Canada potrebbe aver già raggiunto il picco nei consumi di combustibili fossili nel 2019.

IL PRIMO SCENARIO

L’ultimo report dell’autorità (Canada Energy Regulator, o CER) prevede uno scenario di riduzione del consumo nazionale di gas e petrolio del 12 per cento nel 2030, rispetto ai livelli del 2019. Il calo arriverebbe al 35 per cento entro il 2050, assieme ad una crescita del 31 per cento dell’utilizzo di fonti rinnovabili e di energia nucleare. Questo, però, nel caso in cui dovessero proseguire gli sforzi globali contro il cambiamento climatico.

IL SECONDO SCENARIO

Se invece, al contrario, gli impegni per la riduzione delle emissioni di gas serra non dovessero evolvere ulteriormente, il rapporto immagina che il consumo di combustibili fossili in Canada rimarrà sostanzialmente invariato negli anni a venire. Il CER prevede allora che il prezzo medio del greggio arriverà a 75 dollari a barile tra il 2025 e il 2050; nello scenario precedente – quello in cui si conferma la transizione energetica mondiale verso le rinnovabili – il valore del petrolio sarebbe mediamente di 57 dollari al barile. In entrambi i casi si prevede comunque un calo significativo del costo delle rinnovabili.

IL RUOLO DELLE TECNOLOGIE

L’ultimo rapporto del CER – il primo ad estendere le sue previsioni fino al 2050 – esamina anche le tecnologie più importanti per il raggiungimento dei target di decarbonizzazione. Si parla di batterie per lo stoccaggio su scala industriale, di elettrificazione dei veicoli e degli edifici, di applicazioni industriali e nei trasporti per l’idrogeno, di cattura del carbonio e di un metodo per la produzione di greggio pesante che prevede l’iniezione di solventi nei pozzi.

Molte di queste tecnologie vengono già utilizzate in Canada, nota l’autorità, anche nell’Alberta, la provincia in cui si concentra l’industria nazionale degli idrocarburi. Il direttore generale del CER, Gitane De Silva, ha definito l’Alberta una provincia resiliente, ma “il futuro dell’industria [dell’oil & gas] dipende molto dalla sua capacità di rimanere competitiva sui costi e sulle emissioni di carbonio”. Di recente, alcune delle principali utilities locali hanno annunciato l’intenzione di anticipare l’eliminazione della capacità a carbone.

Le proiezioni del CER sono in linea con quelle dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), che ha detto di aspettarsi che la crescita della domanda mondiale di petrolio si arresterà entro i prossimi dieci anni per via degli obiettivi di azzeramento delle emissioni nette.

CALA IL CONSUMO, NON L’OUTPUT

Il rapporto dell’autorità sostiene però che, anche se il Canada consumerà meno combustibili fossili, non ci sarà un calo della produzione di petrolio, considerato che il paese esporta la maggior parte del suo output. Secondo il CER, la produzione petrolifera canadese crescerà fino a raggiungere il picco nel 2039 a 5,8 milioni di barili al giorno. L’aumento sarà dovuto all’espansione dei progetti già esistenti nei giacimenti di sabbie bituminose (oil sands) e sarà sostenuto dai principali oleodotti attualmente in costruzione (come il Keystone XL, il Trans Mountain e il Line 3).

Crescerà anche la produzione di gas naturale, fino a raggiungere il picco di 18,4 miliardi di metri cubici al giorno nel 2040. Il Canada ha tuttavia annunciato l’impegno di raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050.

Secondo il rapporto, nel primo scenario – quello di riduzione del consumo di gas e petrolio – il prezzo del carbonio arriverà a 75 dollari a tonnellata nel 2040 e a 125 dollari nel 2050.

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