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Dipendenza Energia Russa

Come rendere sicure le forniture non russe verso l’Europa?

Tutto sul Gnl. Ma paesi come Italia e Germania devono realizzare nuovi impianti per rigassificare e accogliere forniture di gas extra-Russia

L’Unione europea continua la ricerca strategica di nuove forniture di gas. La settimana appena conclusa ha fatto registrare importanti novità sul fronte energetico della crisi ucraina.

L’EMBARGO UCRAINO: STOP A FORNITURE DI GAS RUSSO

Proprio Kyiv, nella giornata di mercoledì, ha imposto il blocco dei flussi dalla Russia al Vecchio Continente tramite una dichiarazione della società nazionale Gtsou. Una decisione che ha sortito subito i suoi effetti sui carichi, rimpinzati però da altri ingressi (nel caso italiano, ad esempio). In base ai dati Snam, infatti, se Tarvisio ha visto arrivare un flusso di gas inferiore di dieci milioni di metri cubi il transito a Passo Gries sta coprendo le mancanze. E, comunque, l’embargo ucraino può essere aggirato passando per la Germania.

Intanto, nel pomeriggio di giovedì, il Ceo di Gtsou ha parlato di riapertura dei gasdotti ucraini soltanto quando Kiev otterrà il pieno controllo sul suo sistema di tubi.

LA VISITA DI DRAGHI A WASHINGTON

E, sempre guardando in casa nostra, Draghi è stato tre giorni in visita negli Stati Uniti per rinforzare l’asse atlantico contro l’aggressione russa in Ucraina. Ma sul tavolo ha primeggiato anche la questione energetica. Che era già un topic decisivo prima dell’invasione e che è divenuto ancor più cruciale dopo il 24 febbraio. L’Europa è la regione più dipendente dalle forniture di Mosca, a sua volta legata economicamente a questo giro di export. E allora il governo italiano lavora da tre mesi a nuove forniture che consentano di rompere il legame con il Cremlino.

La strong relationship Draghi-Biden,  da questo punto di vista, può rappresentare la vera svolta positiva per Roma.

I PERICOLI DEI NUOVI FORNITORI

Accanto al tema prettamente energetico c’è sia quello politico che quello infrastrutturale. Da un lato, infatti, i viaggi di Di Maio, Cingolani e Draghi stesso in Angola, Congo, Egitto e Algeria hanno riacceso la problematica di stringere accordi con altri governi poco stabili quanto Mosca. Dall’altro, la ricerca di forniture alternative equivale al ricorso immediato al gas naturale liquefatto come soluzione più rapida. Una soluzione che però dev’essere accompagnata da nuovi terminali galleggianti o meno di rigassificazione. Che a Italia e Germania, per esempio, mancano.

LE INSICUREZZE DEL GAS EXTRA-RUSSIA

Come analizza Oilprice, Berlino si sta muovendo come Roma. L’accordo con il Qatar, per esempio, è una via in corso di definizione. Ma la Germania ha rifiutato di impegnarsi per vent’anni. Ma queste richieste vengono avanzate anche dagli stessi Stati Uniti. Il problema, quindi, è difficilmente evitabile a prescindere da chi sia il nuovo fornitore al quale ci si rivolge. Arrivare a un’intesa sui contratti appare complicato, spesso.

E, sulla questione infrastrutturale, il governo tedesco “ha già assicurato quattro terminali galleggianti di GNL da installare nei suoi porti. Solo uno di questi sarà pronto entro la fine dell’anno, con la capacità di gestire 5 miliardi di metri cubi all’anno, il che non è molto per un paese delle dimensioni della Germania, ma le autorità sembrano vivaci riguardo alla spinta alla sostituzione del gas”. Insieme a Qatar e Usa c’è l’Australia, tra le vie di fuga da Mosca. Gli ostacoli da superare, però, sono ancora molteplici e le prossime settimane dovranno chiarire la fattibilità del percorso europeo.

ALTRI RISCHI SUL GNL PER IL 2022

Infine, guardando la questione dal lato del mercato, alcune previsioni registrano un ritorno all’equilibrio soltanto dopo il 2024. Nel 2022 la domanda globale di GNL dovrebbe raggiungere i 436 milioni di tonnellate, superando la fornitura disponibile di soli 410 milioni di tonnellate. Una “tempesta invernale perfetta” che potrebbe colpire l’Europa in un momento in cui praticamente tutti i governi stanno cercando di limitare i flussi di gas russo. Lo squilibrio dell’offerta e i prezzi elevati porteranno ad uno scenario più rialzista per i progetti GNL oltre un decennio.

 

 

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