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rinnovabili

L’eolico offshore in Italia e le opportunità del flottante

Il Giappone potrebbe dotarsi di 90 GW di capacità eolica offshore al 2050; in Italia l’obiettivo è di 1000 MW al 2030. Ma l’eolico flottante offre un’opportunità

Per raggiungere la “neutralità carbonica” al 2050, come annunciato la settimana scorsa dal primo ministro Yoshihide Suga, il Giappone punterà soprattutto sull’eolico offshore.

Il paese è il quinto maggiore emettitore di anidride carbonica, oltre che la terza economia più grande del pianeta e sede di importanti industrie automobilistiche e tecnologiche. Tokyo dovrà rivedere completamente il proprio mix energetico, dato che circa il 40 per cento dell’elettricità viene generata dal carbone e dal petrolio, e un altro 40 per cento dal gas naturale.

Il contributo maggiore alla neutralità carbonica potrebbe arrivare dall’idrogeno e dall’eolico offshore, la cui capacità raggiungerà i 90 gigawatt entro il 2050, stando alle stime della Japan Wind Power Association.

L’EOLICO OFFSHORE IN ITALIA

In Italia sarà Taranto, in Puglia, la prima città ad ospitare – oltre all’acciaieria più grande d’Europa – un parco eolico nearshore, ha scritto il quotidiano Domani. L’impianto, di proprietà di Renexia, consiste in dieci turbine ed inizierà a produrre energia elettrica dal 2021, per una capacità di 80 gigawattora l’anno.

La (lunga) vicenda del parco di Taranto riflette quella di molti altri impianti eolici in Italia. Il progetto nasce infatti nel 2008, ottiene l’approvazione della valutazione d’impatto ambientale nel 2012 ma deve superare le opposizioni – per il presunto danno al paesaggio – del comune di Taranto, della regione Puglia e della Soprintendenza ai beni paesaggistici.

Il presidente di ANEV (Associazione Nazionale Energia del Vento) Simone Togni aveva spiegato che la lentezza dell’iter burocratico in Italia – minimo cinque anni – non sta al passo con l’evoluzione tecnologica ed è perciò possibile che un impianto, una volta ottenuta l’approvazione, si riveli già obsoleto; per modificarlo, però, bisognerebbe avviare un nuovo processo autorizzativo. Anche il parco di Taranto “nasce in realtà vecchio”, scrive Domani: monta turbine da 3 megawatt, mentre quelle di ultima generazione hanno una capacità di 10-15 MW.

Il parco eolico di Taranto sarà poi il primo ad essere realizzato dopo che almeno altri venti progetti simili sono stati bocciati, ritirati o sospesi.

Secondo il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini, “il tema delle incertezze nelle autorizzazioni è il principale ostacolo” allo sviluppo dell’eolico. “Intorno agli impianti eolici si possono costruire delle comunità energetiche, ma è tutto impossibile finché non si decide di semplificare. La politica italiana deve accompagnare gli imprenditori”.

Togni di ANEV ha ricordato che l’eolico ha avuto un rallentamento nelle installazioni. E che il decreto Semplificazioni, seppur muovendo nella giusta direzione per facilitare la costruzione degli impianti, non è comunque sufficiente.

IL PNIEC E L’EOLICO FLOTTANTE

Nel PNIEC (Piano nazionale integrato energia e clima), però, il governo italiano si è impegnato a dotare il paese di 1000 megawatt di capacità eolica offshore entro il 2030, contro i 21mila MW previsti per l’eolico su terra.

Domani ricorda come l’eolico offshore “flottante” (floating) possa rappresentare una buona opportunità per l’Italia, che risolve sia la questione dell’impatto paesaggistico che le problematiche di installazione dovute ai fondali marini troppo profondi, che non permettono l’ancoraggio.

Con l’eolico flottante, oltre ad essere lontane dalla costa, le turbine non vengono ancorate ma galleggiano su particolari piattaforme, a loro volta stabilizzate grazie a delle strutture sottomarine. Saipem (società del gruppo Eni), ad esempio, sta puntando molto su questa tecnologia: non soltanto per l’eolico, ma anche per il solare.

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