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Indonesia

L’Indonesia accelera sul phase-out del carbone

L’Indonesia è il terzo maggiore esportatore di carbone al mondo e il decimo maggiore emettitore di CO2

Perusahaan Listrik Negara (PLN), la società elettrica statale dell’Indonesia, vuole rimuovere la capacità a carbone per facilitare la transizione energetica del paese fino al raggiungimento della neutralità carbonica al 2060.

Darmawan Prasojo, il vice-amministratore delegato di PLN, ha detto che la società comincerà con la sostituzione di 1,1 gigawatt a carbone con fonti di energia rinnovabile entro il 2025. Poi, in maniera progressiva, procederà con la chiusura delle centrali alimentate con questo combustibile, per un totale di 49 GW entro il 2056.

LE PREVISIONI PER IL 2060

Le previsioni dicono che nel 2060 la domanda energetica dell’Indonesia raggiungerà le 1800 terawattora. PLN pensa che, per quella data, tale richiesta verrà soddisfatta per il 53 per cento da fonti eoliche e solari. Al momento, stando ai dati dell’Agenzia internazionale dell’energia, il 60 per cento dell’energia consumata in Indonesia è generata dal carbone; la quota dell’eolico e del solare è inferiore all’1 per cento.

Prasojo ha detto che il target di neutralità carbonica al 2060 prevede che “tutte le centrali elettriche in Indonesia utilizzino già energia pulita”.

L’INDONESIA E LO ZERO NETTO

L’Indonesia è il terzo maggiore esportatore di carbone al mondo. Con l’accordo di Parigi il paese si è impegnato a ridurre del 29 per cento le proprie emissioni di anidride carbonica. Lo scorso marzo il governo aveva parlato dell’ambizione di arrivare allo “zero netto” entro il 2070. Nel mondo, diverse economie avanzate, come gli Stati Uniti, l’Unione europea o il Giappone, si sono date l’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. Solo tre paesi dell’ASEAN – l’Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico, di cui fa parte anche l’Indonesia – hanno fatto lo stesso: la Cambogia, il Myanmar e il Laos.

Il Nikkei Asia scrive che il presidente indonesiano Joko Widodo è stato criticato dalla stampa nazionale per non aver proposto un nuovo e più ambizioso target di decarbonizzazione durante il vertice sul clima organizzato lo scorso aprile dal presidente americano Joe Biden. Di recente però il suo braccio destro, il ministro degli Affari marittimi e degli Investimenti Luhut Binsar Panjaitan, ha rilasciato delle dichiarazioni interessanti. Ha detto che “l’energia fossile è diventata un nemico comune” e che “il governo indonesiano sarà in grado di chiudere gradualmente le centrali a carbone perché le banche internazionali non vogliono più finanziare l’energia fossile”.

L’Indonesia è il decimo maggiore emettitore di anidride carbonica al mondo, secondo l’Agenzia internazionale dell’energia.

IL RUOLO DEL NUCLEARE

Oltre alle fonti rinnovabili, PLN pensa che anche l’energia nucleare avrà un ruolo molto importante nel futuro mix energetico indonesiano, intorno agli anni 2040. Il nucleare – ha detto la società – servirà “a mantenere l’affidabilità del sistema, nel mentre lo sviluppo della tecnologia nucleare si farà più sicuro”.

Come nota il Nikkei Asia, l’Indonesia coltiva ambizioni energetiche nucleari da decenni: più precisamente dal 1958, quando venne istituita l’Agenzia nazionale dell’energia nucleare. Tuttavia, l’opposizione dell’opinione pubblica ha impedito lo sviluppo di progetti su larga scala. Le cose potrebbero però cambiare: lo scorso ottobre il parlamento indonesiano ha approvato un ampio pacchetto legislativo che, tra le altre cose, prevede incentivi agli investimenti nel nucleare.

35 GW DI NUOVA CAPACITÀ A CARBONE

Nonostante le dichiarazioni sul phase-out del carbone, PLN porterà avanti la costruzione delle centrali già pianificate, in linea con l’obiettivo governativo di dotare il paese di 35 GW di nuova capacità elettrica. Sempre il governo, però, sta lavorando all’introduzione di una tassa sul carbonio (carbon tax).

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