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Petrolio

Il petrolio viaggia verso i 100 dollari al barile?

Sale il numero delle operazioni speculative che scommettono sulla soglia di prezzo. Le imminenti sanzioni iraniane, i problemi di approvvigionamento Usa e la minore capacità di riserva Opec potrebbero favorire il decollo delle quotazioni. Pesa anche la vicenda di Jamal Khashoggi

Il numero uno della Bp, Bob Dudley, è stato uno dei primi manager delle principali aziende petrolifere mondiali a dire che le quotazioni del greggio sarebbero rimaste basse a lungo. Ma ora le cose sembrano cambiare, anche per il colosso energetico britannico.

BP PIANIFICA INVESTIMENTI PRENDENDO IN CONSIDERAZIONE UNA QUOTAZIONE DEL GREGGIO TRA I 60 E I 65 DOLLARI AL BARILE

La major d’oltremanica sta infatti pianificando investimenti prendendo in considerazione una quotazione del greggio tra i 60 e i 65 dollari al barile rispetto ai 50-55 dello scorso anno. Dudley lo ha annunciato durante una conferenza a Londra, spiegando che è improbabile che si verifichino nuovi crolli dei prezzi, attualmente sugli 85 dollari al barile. Il Brent ha guadagnato infatti, circa il 20% da metà agosto, aiutando le compagnie petrolifere ad aumentare i loro profitti. Sulla stessa linea si collocano alcuni dei trader più influenti a livello globale come Alex Beard di Glencore Plc secondo il quale le quotazioni potrebbero salire fino a 90 dollari al barile in un anno, mentre il presidente del Vitol Group Ian Taylor è più cauto e crede in un prezzo di 65 dollari. A causa di questa incertezza, Dudley, Ben van Beurden di Royal Dutch Shell Plc e Patrick Pouyanne di Total hanno ribadito questa settimana che non allenteranno la disciplina di spesa, anche se stanno producendo enormi quantità di liquidità per le loro aziende.

PERCHÉ C’È ANCORA INSTABILITÀ DEI PREZZI

L’offerta e la domanda nel mercato del petrolio è equilibrata, ha detto Dudley, anche se i prezzi rimangono instabili. Gran parte di questa oscillazione è dettata da emotività in quanto gli operatori valutano l’impatto delle sanzioni statunitensi sulle esportazioni iraniane che prenderanno il via all’inizio del prossimo mese. A maggio, infatti, Donald Trump si è ritirato dall’accordo nucleare iraniano del 2015 e ha reimposto sanzioni al paese, vietando al terzo membro dell’Opec di vendere petrolio a partire dal 4 novembre. Questo significa che circa 2 milioni di barili al giorno di greggio finiranno fuori dal mercato in concomitanza con i problemi del Venezuela che al momento produce solo una frazione del suo potenziale. Anche l’Arabia Saudita è al limite probabilmente perché vicina alle sue capacità massime di produzione. Gli Stati Uniti, inoltre, stanno accusando seri problemi logistici ed economici, ha detto Daniel Ghali, analista ddi TD Securities, e Thummel. I vincoli dell’oleodotto nel campo shale del bacino permiano del Texas, limitano infatti la quantità di petrolio che possono essere esportate. A causa del collo di bottiglia, le aziende che vi perforano ottengono circa 15 dollari al barile in meno per il loro greggio shale rispetto al benchmark WTI, il che significa che non stanno beneficiando della corsa al rialzo dei prezzi.

L’OFFERTA GLOBALE OLTRE I 100 MILIONI DI BARILI petrolio usa

Come ricorda Bloomberg, in questo momento, il mondo sta pompando più petrolio che mai. L’offerta globale è salita per la prima volta nella storia a 100,3 milioni di barili al giorno nel terzo trimestre dell’anno, secondo i dati dell’Agenzia Internazionale per l’Energia contenuti nell’ultima relazione mensile sul mercato petrolifero. La produzione, che include greggio, gas naturale, biocarburanti e le lavorazioni delle raffinerie, è stata di 2,3 milioni di barili al di sopra dello stesso periodo dello scorso anno e di 1,3 milioni di barili al giorno in più rispetto al secondo trimestre. Il nuovo record di produzione sottolinea come la crescente domanda nei paesi in via di sviluppo richieda nuove fonti di approvvigionamento a breve termine, anche se a più lungo termine, l’aumento delle vendite di veicoli elettrici e la produzione di energie rinnovabili minacciano la crescita dei combustibili fossili. L’Aie vede la produzione al di fuori dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio aumentare di altri 1,7 milioni di barili al giorno l’anno prossimo mentre l’aumento attuale dal secondo trimestre è stata guidato dall’Opec che ha incrementato la produzione di 500.000 barili al giorno, e dalle Americhe, che sono salite di 400.000 barili al giorno. Anche la produzione di biocarburanti è aumentata di 300.000 barili al giorno rispetto al trimestre precedente, secondo il rapporto Aie.

POSSIBILE SFONDARE DI NUOVO QUOTA 100 DOLLARI

Il Guardian ipotizza addirittura che il prezzo del greggio possa arrivare a streto giro sopra i 100 dollari al barile. “Le ragioni sono molteplici. Le imminenti sanzioni iraniane a novembre, i problemi di approvvigionamento negli Stati Uniti e la minore capacità di riserva dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec)”. Recentemente, nel 2016, la sovrapproduzione dell’Opec e l’aumento della produzione di shale oil statunitense avevano creato un eccesso di petrolio, sui mercati spingendo i prezzi del greggio di riferimento globale Brent e West Texas Intermediate (WTI) al di sotto dei 30 dollari. L’aumento della domanda globale e la normalizzazione dei livelli di produzione hanno fatto salire i prezzi fino ai livelli attuali di circa 84 dollari per il Brent e 74 dollari per il WTI, i più alti degli ultimi quattro anni.

QUESTA SETTIMANA UN INATTESO CALO DEI PREZZI

I prezzi del petrolio sono calati fortemente questa settimana a causa del crollo dei mercati azionari e dei dati sugli stock maggiori del previsto; ma i trader scommettono sempre più spesso sull’aumento dei prezzi. Secondo i dati del Gruppo CME, nell’ultima settimana il numero di operazioni speculative riguardanti i 100 dollari al barile è salito a 31.000. A partire da mercoledì, l’attuale numero di posizioni aperte è leggermente al di sotto di quel livello record. Un’opzione è un diritto, ma non l’obbligo, di comprare o vendere una merce ad un certo prezzo.

AIE ESORTA OPEC E GLI ALTRI PRODUTTI AD AUMENTARE LA PRODUZIONE PER NON DANNEGGIARE L’ECONOMIA GLOBALE

Con i prezzi del petrolio ai massimi di quattro anni, alcuni leader mondiali hanno chiesto ai produttori di aumentare la produzione di petrolio. In settimana, il capo dell’Agenzia Internazionale per l’Energia ha esortato l’Opec e altri importanti produttori di petrolio ad aprire i rubinetti per evitare che i prezzi elevati danneggino l’economia globale.

SUL MERCATO PETROLIFERO PESA ANCHE LA VICENDA KHASHOGGI. PREZZI POTREBBERO SCHIZZARE VERSO L’ALTO

L’Arabia Saudita ha respinto al mittente qualsiasi minaccia di sanzione riguardante la scomparsa del giornalista Jamal Khashoggi, in particolare quella del presidente Usa Donald Trump che ha parlato di “severa punizione” se venisse confermato il legame tra la sparizione dell’uomo e il Regno saudita. “Il Regno afferma il suo rifiuto totale a qualsiasi minaccia e tentativo di indebolirlo, sia minacciando di imporre sanzioni economiche, sia usando pressioni politiche, o ripetendo false accuse….”, ha riportato l’agenzia stampa ufficiale saudita (SPA) citando fonti governative secondo cui il paese è pronto a rispondere a qualsiasi azione di rappresaglia visto che la sua economia “ha un ruolo influente e vitale nell’economia globale”. Turki Aldakhil, direttore del canale Al Arabiya, di proprietà saudita, ha subito ammonito durante il suo editoriale, come riporta Reuters, che l’imposizione di sanzioni al più grande esportatore mondiale di petrolio potrebbe scatenare un disastro economico globale: “Ciò porterebbe all’incapacità dell’Arabia Saudita di impegnarsi a produrre 7,5 milioni di barili. Se il prezzo del petrolio che raggiunge gli 80 dollari ha fatto arrabbiare il presidente Trump, nessuno dovrebbe escludere che il prezzo salti a 100 dollari, o 200 dollari, o addirittura il doppio”.

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