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Nucleare In Cina

Quanto è (poco) lunga la storia del nucleare in Cina

In poco tempo la Repubblica popolare cinese è diventata la terza potenza nucleare al mondo. Questa tecnologia per uso civile è al centro del dibattito anche da noi

L’energia nucleare è al centro del dibattito in Italia ma non solo. La guerra in Ucraina, come noto, ha stravolto ogni gerarchia nel percorso della transizione alle fonti più pulite. E i combustibili fossili, il carbone, il petrolio, il gas hanno riacquisito nuova linfa. Oggi sono visti come salvatori del presente e dell’immediato futuro. Sono i garanti dell’indipendenza dalla Russia, ci dicono. Bene, di nucleare si parla anche in relazione alla Cina.

Un focus tracciato dal think tank China Files, ideato da Simone Pieranni, ha ripercorso la storia di questa fonte energetica nel paese del Dragone. Risultato: il nucleare a Pechino non ha molti anni ma si prefigge di andare molto lontano.

PILLOLE DI CINA E DI NUCLEARE

L’uso di questa risorsa per fini prettamente energetici risale soltanto agli anni Settanta. A livello militare, nel contesto della guerra di Corea, il Partito Comunista Cinese voleva emergere in termini bellici tramite nuove tecnologie. Ma soltanto vent’anni dopo, circa, vi approcciò con l’obiettivo di generare elettricità. “L’8 febbraio 1970 viene fondato l’Istituto 728, un dipartimento di ricerca con l’obiettivo di studiare e aprire la strada al nucleare in Cina”, ricorda Sabrina Moles.

Il 1985 è l’anno del primo reattore, inaugurato nella centrale di Qinshan, nello Zhejiang. Ma questo entrerà in funzione sette anni dopo, non senza essere accompagnato però da nuovi progetti. Liaoning, Jilin and Heilongjiang, Guangdong sono le zone interessate. I reattori aumentano ma diminuisce la popolarità della tecnologia, perché come tutti ricordano il 2011 è l’anno di Fukushima.

E allora la politica cinese sul nucleare riprende soltanto due anni dopo il disastro giapponese. In cinque anni arrivano 29 centrali, che fanno oggi di Pechino la terza potenza nucleare mondiale.

Gli Usa sono a quota 92, la Francia a 56, la Cina ne ha 54 di cui 11 in completamento.

COSA DICE L’AIE SUL NUCLEARE

La tecnologia è tornata al centro della politica del Dragone, insomma. E non solo da quelle parti. L’energia nucleare ha il potenziale per svolgere un ruolo significativo nell’aiutare i Paesi a passare in modo sicuro a sistemi energetici dominati dalle energie rinnovabili in un momento in cui il mondo è alle prese con una crisi energetica globale. È quanto emerge dal rapporto “Nuclear power and secure energy transitions: Dalle sfide di oggi ai sistemi energetici puliti di domani” dell’Agenzia internazionale per l’energia (Aie).

IL DIBATTITO ITALIANO SUL NUCLEARE

Anche in Italia la discussione sul nucleare è pressoché quotidiana. Gli ultimi endorsement sono arrivati dal centrodestra ma anche dal partito Azione, guidato da Carlo Calenda.

“Finché non avremo il coraggio a livello italiano ed europeo di fare una scelta sul nucleare ci troveremo sempre a dipendere da qualcuno. Oggi abbiamo spostato l’attenzione sul gas ma rischiamo comunque di essere dipendente da altri e acquistiamo energia nucleare dai nostri vicini. La storia ci insegna che avremo altre crisi. Altrimenti ci troveremo sempre a dibattere delle stesse cose tra qualche anno”, ha dichiarato il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani nel corso dell’Assemblea pubblica di Elettricità Futura.

“Chiediamo che il nucleare sia reintrodotto nel mix energetico italiano. Noi prevediamo a regime sette centrali. Senza nucleare non raggiungiamo gli obiettivi sulle emissioni. I benefici? Ha meno emissioni di CO2 del fotovoltaico in termini di ciclo vita. Non dipende dalle materie prime. E non è vero che ci vogliono un sacco di anni per costruire una centrale. La battaglia del nucleare va combattuta con i numeri”. Queste, sulla stessa linea del collega di FI, le parole dell’ex ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda.

Insomma: di nucleare si parlava ieri, se ne parla oggi e se ne riparlerà anche domani. Un po’ in tutto il mondo.

 

 

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