Advertisement Skip to content
Flussi Gas

Cosa sta facendo l’Italia contro il caro energia e le ritorsioni russe sul gas

I flussi di gas Russia-Europa via Ucraina rimangono stabili, i prezzi scendono e gli stoccaggi dell’Unione salgono. Il punto

Stabilità da un lato, progressi dall’altro. Dopo la delusione del mancato accordo sul tetto al prezzo del gas russo (e non solo) del 9 settembre scorso, inizia un’altra settimana di guerra ma anche di tensioni sulla partita energetica tra Mosca e Bruxelles.

RUSSIA-UE: FLUSSI DI GAS VIA UCRAINA STABILI

Con il Nord Stream ancora chiuso, i flussi Gazprom rimangono costanti sulla via Ucraina. Infatti, come riporta l’agenzia Tass dai dati citati dalla società, i volumi di gas previsti per oggi ammontano a 42,4 milioni di metri cubi. Volumi stabili, anzi, esattamente paritari rispetto a quanto registrato ieri. Secondo Gazprom, intanto, la parte ucraina ha rifiutato la domanda di consegne tramite Sokhanovka.

PREZZI AL RIBASSO, UE OK SUGLI STOCCAGGI

Per quanto riguarda il fronte dei prezzi, invece, quello del gas in Europa è sceso al di sotto di 2.100 dollari per 1.000 metri cubi durante il trading di questa mattina, secondo i dati forniti dall’ICE di Londra e citati dalla stessa Tass. La diminuzione totale del prezzo del gas dall’inizio della giornata ha raggiunto circa il 3,5%. Nel dettaglio, il prezzo dei futures sul gas per la consegna di ottobre presso l’hub TTF nei Paesi Bassi è sceso a 2.086 dollari per 1.000 metri cubi, o 200 euro per MWh (sulla base dell’attuale tasso di cambio dell’euro rispetto al dollaro, i prezzi dell’ICE sono in euro per MWh).

Come detto in apertura, l’amarezza per l’ennesimo posticipo della questione del price cap è stata evidente – anche se si continuerà a lavorarci su – e in Italia forse più che altrove, vista l’importanza che gli aveva conferito il governo Draghi. Ma le indicazioni sui prezzi in discesa, il peso evidente e innegabile delle sanzioni economiche europee imposte a Mosca, i flussi verso il Vecchio Continente che ormai coinvolgono molto di più paesi come la Norvegia, gli Stati Uniti. Anche il buon operato dei Paesi membri sugli stoccaggi, con una media continentale confermata all’82% da von der Leyen cinque giorni fa (l’Italia è all’84-85%), si inserisce nella reazione complessiva ai ricatti del Cremlino. Che infatti ha cominciato a guardare al mercato asiatico, specificatamente indiano e cinese, per costruire il proprio futuro in termini di rapporti economici ed energetici.

IL LAVORO DELL’ITALIA PER GARANTIRSI FLUSSI DI GAS DAL PROPRIO TERRITORIO E BOLLETTE MENO CARE

Tra i paesi dell’Unione più attivi, al di fuori di ogni giudizio o preferenza politica sul governo Draghi, c’è stata e continua ad esserci l’Italia. La settimana scorsa è stata anche quella del Piano Cingolani sulla riduzione dei consumi domestici. E lo stesso ministro uscente per la Transizione ecologica, ha aggiunto stamani che “intendo presentare per la settimana prossima un provvedimento molto chiaro nel quale si chiede di dare una certa quantità di gas alle aziende a un prezzo controllato”.

Parlando a Radio 24, ha detto che “trattandosi di aziende e non di onlus non si può chiedere loro di fare un regalo o darlo a prezzi scontati, si tratta di società che devono rispondere ad azionisti, quindi stiamo contestualmente pensando di consentire l’estrazione di 4-5 milioni di metri cubi su giacimenti esistenti, senza intaccare l’Alto Adriatico che è problematico per vari motivi, in modo da dare un aiuto”.

CINGOLANI: PROPOSTA PRICE CAP ATTESA PER SETTEMBRE

Sul tetto al prezzo del gas, invece, secondo Cingolani: “Già ieri è arrivata la chiamata ai gruppi di esperti, incluso quello italiano, perché la Commissione vuole ragionare sulla proposta da fare” e se “il mandato dei 27 è per un paio di settimane, noi ci aspettiamo arrivi entro settembre”. Mentre, commentando le vicende del Ttf di Amsterdam, “abbiamo un mercato folle che non rispecchia la realtà”, con “prezzi che non hanno senso”.

Il ministro tocca tanti temi, molti domestici. “Sull’ora legale il vantaggi medio non è altissimo e se non si fa unanimemente ci sarebbero problemi non da poco per gli orari al confine”, dice. Sostenendo che a livello europeo, anziché limitare la potenza elettrica dei contatori digitali, serva “una moral suasion sull’uso delle elettricità nelle fasce corrette e su un corretto uso degli elettrodomestici è ragionevole, ma credo che questo lo facciano già i cittadini”. Il lavoro, insomma, continua sui due binari nazionale ed europeo. Il prossimo Dl Aiuti, intanto, avrà un valore compreso tra 6 e 12 miliardi.

TRA RINNOVABILI E NUCLEARE DI ULTIMA GENERAZIONE

Infine, guardando più a lungo termine, dopo lo studio European House-A2a sui ritardi nelle rinnovabili italiane, secondo Cingolani sono “arrivate “9.3 GigaWatt in 8 mesi di richieste di allacci di impianti a fonti rinnovabili, veri mentre “erano 2,3 GW negli anni precedenti”. Cioè: “quello che si poteva fare è stato fatto e l’accelerazione c’è”, ma ora “si deve mettere mano sulla rapidità con cui ci si allaccia dopo avere realizzato l’impianto”, e “non si tratta di un problema di norma ma di funzionamento degli operatori”.

Eppure, sullo sfondo, rimane anche il tema del nucleare. Al centro della strumentalizzazione politica da campagna elettorale, blindato a livello popolare dai due referendum del passato, ma riproposto a livello tecnico come possibile soluzione. Anche da Cingolani: “Dobbiamo uscire dal carbone e dal gas perche’ producono CO2, l’unica alternativa è il nucleare. Io poi dico tecnicamente, di nuova generazione, non le vecchie centrali. Se non facciamo questa scelta tecnologica e ideale non riusciremo mai a sbloccarci. C’è un muro ideologico che va a scapito dei nostri figli. Stiamo bloccando il futuro dei nostri figli con le ideologie di oggi e questo non va bene”.

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

Rispettiamo la tua privacy, non ti invieremo SPAM e non passiamo la tua email a Terzi

Torna su