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Basteranno le quantità record di gas accumulato dall’Ue per calmare i mercati?

Oggi, il prezzo del petrolio è in discesa e quello del gas registra scambi attorno ai 51 euro al MWh. Mentre l’Europa tocca il record del 97,89% negli stoccaggi

Per dirla con Alberto Clò, no, l’energia non era, non è e non sarà una merce come le altre. Eppure, abbiamo fatto l’errore di considerarla come tale, noi europei. Dal febbraio 2022 la nuova invasione russa ai danni dell’Ucraina ha fatto aprire gli occhi, da sabato scorso facciamo i conti con nuove escalation sulla Striscia di Gaza tra Hamas e Israele. Insomma, da oltre un anno e mezzo registriamo uno spirito quotidiano di tensioni geopolitiche che “fortunatamente” leggiamo anche con le lenti delle fluttuazioni energetiche.

Un quadro certamente complesso che può essere almeno in parte sintetizzato dalla doppia medaglia odierna dell’Europa. Quella che ha da un lato la percentuale record di stoccaggi nelle riserve del Vecchio Continente. Dall’altro, nuovi rialzi dei prezzi e una rinnovata sensazione di pericolo sui mercati. Come orientarsi?

STOCCAGGI DI GAS IN UE, ECCO I DATI RECORD

Il prossimo inverno, che entrerà ufficialmente nella notte tra 21 e 22 dicembre, non sembra arrivare con i peggiori auspici. Tutt’altro.

Oggi l’indice GIE (Gas Infrastructure Europe) segna una percentuale record di stoccaggio del gas in Europa. Un valore pari al 97,89%, superando così il record del 28 ottobre 2019: 97,84%.

CHE INVERNO SARA’: PARLA DESCALZI

Parlando al Green & Blue Talk di Rcs Academy, l’ad di Eni Claudio Descalzi ha commentato la situazione del gas in Europa così. “C’è un clima moderato, ma una volatilità dei prezzi che non corrisponde ai volumi che abbiamo. Oggi non abbiamo più la Russia, abbiamo tanti Paesi e oltre al gas da pipeline anche il GNL. La domanda rimane inelastica e, mancando flessibilità, potrà tornare la sicurezza che il gas russo nei volumi è stato completamente rimpiazzato”.

Descalzi ha quindi ricordato che “in Europa abbiamo dei sistemi diversi: noi e la Spagna con gas, rinnovabili e idroelettrico; la Francia è stabile grazie al nucleare e la Germania con gas, carbone e chiuderà il nucleare. I tempi per la stabilità? Ci stiamo avvicinando ad un rimpiazzo dell’80% del gas russo e all’inverno 2024-2025 arriveremo al 100%”.

TUTTO TRANQUILLO SUI MERCATI DEL GAS?

“L’alto livello di scorte iniziali, insieme ai nuovi terminali di importazione di GNL e ad alcuni gas extra immagazzinati in Ucraina, dovrebbe garantire che le scorte rimangano confortevoli indipendentemente dal tempo durante l’inverno 2023/24”, ha scritto la Reuters qualche giorno fa commentando il già sorprendente livello delle scorte europee.

I prezzi del gas al mercato Ttf di Amsterdam viaggiano attorno ai 51 euro al MWh. “Rimangono elevati rispetto agli anni precedenti l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022. In termini reali, i prezzi sono circa il 55% superiori alla media del 2010-2020”, ha fatto notare la Reuters. Specificando, però, che “il senso di crisi che ha attanagliato il mercato nell’estate del 2022 e nella prima metà dell’inverno 2022/23 è finito ed è improbabile che ritorni”.

Anche G.B. Zorzoli, presidente del Coordinamento FREE, ha detto al nostro giornale che quello attuale è “certamente un dato superiore rispetto ai 25 €/Mwh di due settimane fa, ma se pensiamo al livello a cui era arrivato un anno fa è un incremento di normale speculazione in caso di situazione anomala”. Secondo il professore, sul gas, “l’unico vero rischio di una decisione traumatica – come un embargo o una riduzione forzata, adducendo ragioni di malfunzionamenti ai gasdotti o cose del genere – riguarda il gas che arriva dall’Algeria. Se, per qualunque motivo, l’Algeria decidesse di imporre un embargo totale o parziale, saremmo davvero nei guai”.

IL PESO DELLE TENSIONI GEOPOLITICHE

Insomma, al netto delle preoccupazioni, sul gas la situazione al momento non appare preoccupante. Secondo il think tank Bruegel, però, “nonostante questi sviluppi, gli europei non dovrebbero accontentarsi. I timori di carenze di gas o di interruzioni di corrente si sono attenuati, ma un prezzo del gas persistentemente più elevato rispetto ad altri mercati e la continua volatilità dei prezzi potrebbero avere ancora delle ripercussioni sulla struttura industriale e sull’economia Ue”.

Per Bruegel, ancora, il potenziale della domanda di gas sarà strutturalmente inferiore rispetto allo scorso anno e con una quota pari o superiore al 20% (o al 30%, addirittura) ad aprile 2024, l’Europa potrà dirsi soddisfatta di aver superato la prova inverno 2023-24. Questo, però, non escluderà nuove ripercussioni sulle tasche delle famiglie per il costo dell’energia. “Per tamponare la crisi energetica sono stati spesi dai 27 paesi dell’Unione, per aiuti a famiglie e imprese, 657 miliardi (compresi i 100 per riempire gli stoccaggi). E altri miliardi occorreranno per sussidiare l’industria energivora, i cui costi di produzione sono divenuti insostenibili per effetto dell’aumento dei prezzi”, ha ricordato Clò nel libro di Andrea Greco e Giuseppe Oddo, “L’arma del gas” (Feltrinelli).

Mentre i rialzi si registrano anche sul fronte del petrolio, dove per molti analisti sono più preoccupanti, è chiaro che da sabato scorso le nuove tensioni belliche sulla Striscia di Gaza tra Hamas e Israele si aggiungono allo scenario russo-ucraino determinando un quadro geopolitico ancora più incerto a cui guardare anche per gli effetti energetici. “Lo stop di Tamar, il cui gas è stato anche esportato in Egitto, potrebbe significare una riduzione del carico degli impianti di GNL egiziani e quindi una diminuzione delle forniture di GNL in Europa in inverno”, scrive stamani Kommersant. Il governo di Tel Aviv ha giocato anche la carta dell’interruzione di forniture elettriche a Gaza come forma di ritorsione verso il gruppo terroristico che controlla i palestinesi. Insomma, stiamo tranquilli qui in Europa, per ora, ma sempre con gli occhi spalancati.

 

– Leggi anche: La guerra in Israele spaventa i mercati del petrolio, nuovi rialzi nel 2024?

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