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Gas

L’energia (e non solo) dell’Algeria

Che paese è oggi l’Algeria e cosa può rappresentare per l’Italia e l’Europa a livello energetico. Fatti, numeri, scenari

L’Algeria torna al centro delle strategie energetiche italiane. Oggi Draghi sarà nella capitale nordafricana per discutere progetti e strategie alternative alla Russia. Ma la storia delle relazioni tra i due paesi non parte certo oggi. “Le relazioni italo-algerine sono solide, vecchie e strategiche, e stiamo lavorando per rafforzarle e consolidarle ulteriormente”, ha detto Sergio Matterella dopo un incontro con il presidente della Repubblica, Abdelmadjid Tebboune, tenutosi durante la sua visita ad Algeri di novembre scorso.

I PILASTRI DELL’ALGERIA

Sono gli idrocarburi a rappresentare il punto di forza dell’economia algerina. Il paese oggi guidato da Abdelmadjid Tebboune (capo di Stato) viene dopo soltanto la Russia nella classifica dei grandi fornitori di gas all’Europa. In Africa è in testa dove domina, in seconda posizione, anche nella produzione di petrolio. Qui in Italia, in Europa, la crisi ucraina ha fatto emergere l’estrema necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento energetico. In Algeria il problema è pressoché inverso. La dipendenza è economica, un po’ come dalla prospettiva della Russia.

Il paese nordafricano ospita riserve di gas pari a 4,5 miliardi di metri cubi, produce circa 90 miliardi metri cubi l’anno. La sua presenza nell’Opec risale al 1969 ma estrae petrolio dal 1958. Sonatrach domina tra le compagnie petrolifere presenti sul territorio, ma è ben accompagnata da Big Oil estere come British Petroleum, Eni, Total, Repsol, Cepsa, Statoil, Anadarko. Internamente, è il gas naturale a produrre la quasi totalità dell’elettricità disponibile per 9 algerini su 10.

Secondo il portale web d’informazione “Mees“, nel corso del 2021 “l’Algeria ha battuto i precedenti record di produzione annuale di 94,8 miliardi di metri cubi e 94,5 miliardi di metri cubi stabilità nel 2016 e 2017, superando per la prima volta la soglia dei 100 miliardi di metri cubi, con una
produzione in aumento del 17 per cento a 102,8 miliardi di metri cubi”.

IL QUADRO POLITICO: ALGERI OGGI

Dopo il “Decennio Nero” degli anni Novanta, l’Algeria ha provato a stabilizzarsi internamente. Dal 22 febbraio 2019, molte manifestazioni hanno acceso il clima politico spingendo al rinnovamento istituzionale. Il 2 aprile scorso si è così arrivati alle dimissioni del Presidente Abdelaziz Bouteflika dopo quattro mandati (1999 – 2019).

Il 12 dicembre 2019, con l’elezione di Abdelmadjid Tebboune e l’insediamento del Governo guidato dal Primo Ministro Abdelaziz Djerad si può dire essersi avverato quanto sperato dal popolo? Parzialmente. Con la riforma costituzionale del 2020, il 12 giugno 2021 le elezioni legislative anticipate hanno portato il capo della Repubblica Tebboune a nominare Aimene Benabderrahmane nuovo Primo Ministro e Ministro delle Finanze ad interim.

LE DEBOLEZZE DELL’ALGERIA

Non è tutto oro, però. Il sistema-paese algerino non rappresenta l’emblema della solidità e dell’affidabilità. Un problema già noto con la Russia e di cui stiamo,  purtroppo, avendo l’ennesima dimostrazione nelle settimane di atrocità in corso in Ucraina. L’instabilità politica è di casa anche ad Algeri e questo non rappresenta che un freno anziché una garanzia alle forniture e agli investimenti. La Spagna, per via della diatriba marocchina, ne sa qualcosa.

In più, come evidenziato sempre da Marco Dell’Aguzzo su Start, l’aumento progressivo di domanda nazionale di gas va tenuto in considerazione. L’export, in questo senso, viene progressivamente penalizzata.

I TUBI CON CUI ALGERI RISCALDA L’EUROPA

La relazione energetica tra Algeria ed Europa vede protagonisti il TransMed, il GME (sospeso a seguito di una disputa diplomatica tra Algeri e Rabat) e il Medgaz. Il primo interessa l’Italia. Arriva a Mazara del Vallo e trasporta fino a 30 mld di mc annui (nel 2021, 21 miliardi di mc).

Eni e Sonatrach, in questo senso, lavorano a braccetto. Anche la politica di casa nostra sembra aver compreso gli errori del passato e adesso spinge per un extra-carico di forniture dal Nord Africa. A Liberte, l’amministratore delegato del gruppo energetico nazionale algerino, Toufik Hakkar, ha detto che la domanda di idrocarburi (petrolio, gas, condensati e derivanti come il
gasolio) del mercato interno è cresciuta dell’8 per cento nel 2021, arrivando a quota 64 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio.

Secondo il Middle East Institute, le esportazioni di gas sono state pari a 55,2 miliardi di metri cubi, in aumento netto rispetto ai 38, 2 miliardi di metri cubi del 2020 e ai 43 miliardi di metri cubi dell’anno prima della pandemia di Covid-19. Sono, quindi, 47,6 miliardi i metri cubi di gas destinati al mercato interno algerino.

IL FUTURO ENERGETICO

I dubbi, però, rimangono vivi. Perché sul TransMed, secondo Gianni Bessi, più che 10 possono essere al massimo 3 i miliardi di metri cubi aumentabili nel carico. E riguardo la Spagna, mancano i tubi per spedire il gas dal Medgaz al resto d’Europa. Più distante, in prospettiva, c’è il Nigal: 30 miliardi di metri cubi all’anno arriverebbero dalla Nigeria all’Algeria e tramite il TransMed al resto dei tubi europei.

L’altra strada, invece, è quella dei rigassificatori. Anche qui l’Italia deve lavorare potenziando il rigassificatore di Panigaglia e posizionando una nave rigassificatrice a Piombino.

In termini di giacimenti, invece, Sonatrach lavorerà con Gazprom attivando nuove estrazioni a Rhourde Sayeh e Rhourde Sayeh Nord nel territorio algerino di El Assel.

 

 

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