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Regno Unito

Il boom delle batterie nel Regno Unito

Per il 2040 si prevede una domanda di batterie nel Regno Unito tale da richiedere fino a sette giga-fabbriche

La decisione del Regno Unito di vietare i veicoli con motore a combustione interna entro il 2030 e la transizione alla mobilità elettrica favoriranno una larga espansione dell’industria delle batterie nel paese. Per il 2040 si prevede una domanda tale di questi dispositivi da richiedere fino a sette giga-fabbriche.

L’accelerazione impressa alle auto elettriche dal governo britannico farà crescere la richiesta di metalli per le batterie e di derivati chimici di cobalto, nichel, litio e manganese.

DOMANDA PER SETTE GIGA-FABBRICHE

“Oltre ai vantaggi di decarbonizzazione dell’elettrificazione del settore automobilistico, la dimensione dell’opportunità economica per il Regno Unito è significativa”. Lo ha detto Stephen Gifford, economista del Faraday Institution, in un’intervista ad Argus.

“C’è una domanda per sette giga-fabbriche nel Regno Unito entro il 2040, e prevediamo che la forza di lavoro industriale complessiva nell’ecosistema dei veicoli elettrici e delle batterie crescerà del 29 per cento, da 170mila nel 2020 a 220mila entro il 2040”.

SOSTEGNO GOVERNATIVO

Secondo Gifford, il sostegno governativo alla ricerca e sviluppo sarà un “fattore chiave” per gli investimenti britannici nelle batterie.

Di recente il Regno Unito ha investito 318 milioni di sterline (370 milioni di euro) nella Battery Challenge del Faraday Institution. Si tratta di un’iniziativa che punta a sviluppare nuove tecnologie per le batterie; per farlo, verrà realizzato un nuovo impianto per i test e un consorzio di ricerca che prevederà la collaborazione di oltre cinquecento ricercatori. Nel Regno Unito è già prevista la costruzione di una giga-fabbrica, ma Gifford spera che l’investimento del governo attirerà più interesse.

COSA FA BRITISHVOLT

Allan Paterson, direttore tecnico di Britishvolt, azienda britannica che produce batterie per i veicoli elettrici, ha detto che “l’ecosistema” rende il Regno Unito “la location perfetta per la prima giga-fabbrica di Britishvolt”. Paterson sostiene che il paese si sia dotato di una capacità di ricerca e sviluppo sulle batterie di primo piano, oltre a siti “pioneristici” per lo sviluppo della produzione su larga scala come lo UK Battery Industrialisation Centre. “Sono fiducioso”, ha detto Paterson, “che il Regno Unito possa emergere ed essere un vero campione della tecnologia delle batterie e della produzione di celle”.

Argus scrive che Britishvolt sarà il primo produttore su larga scala di batterie per i veicoli elettrici nel Regno Unito e prevede di aprire la sua giga-fabbrica nel 2023. Quando raggiungerà la piena capacità nel 2027, sarà il quarto più grande stabilimento di questo tipo in Europa e produrrà celle per 300mila veicoli all’anno (circa 30 gigawattora).

60-90 GWH AL 2030

Secondo lo Advanced Propulsion Centre UK, organizzazione no-profit che si occupa di favorire lo sviluppo di tecnologie di propulsione a basse emissioni di carbonio, c’è una “opportunità commerciale” per circa 12 miliardi di sterline per la filiera britannica delle batterie per le automobili nei prossimi cinque anni. “La domanda di batterie nel Regno Unito dovrebbe essere di 60-90 GWh nel 2030, abbastanza per circa 1,1 milioni di veicoli completamente elettrici di medie dimensioni”.

FILIERE LOCALI

Jeff Pratt, amministratore delegato dello UK Battery Industrialisation Centre, ricorda tuttavia come alcuni anelli chiave della catena del valore delle batterie dovranno essere localizzati in territorio britannico per rispettare le regole dell’accordo commerciale tra Unione europea e Regno Unito. Il paese dovrà quindi sviluppare delle filiere per l’approvvigionamento di metalli critici come il cobalto, il litio e il nichel e dotarsi di una manifattura locale per quanto riguarda i materiali utilizzati nel catodo (l’elettrodo positivo della batteria), che attualmente provengono principalmente dall’Asia, e in particolare dalla Cina.

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