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Energia

L’Europa cerca nuove vie energetiche: stop alle forniture russe

Oggi vertice a Bruxelles per decidere nuove sanzioni al petrolio russo. L’Ue alla ricerca di forniture alternative a Mosca

Ci avviciniamo al compimento del primo mese di guerra in Ucraina. Un conflitto che ha aperto e riaperto diversi livelli di relazione tra Russia ed Europa. Uno dei maggiori è quello energetico. La settimana che si apre oggi vedrà subito un importante incontro a Bruxelles tra i ministri della Difesa e degli Esteri dei paesi Ue.

OGGI VERTICE A BRUXELLES: NUOVE FORNITURE PER L’UE

Come riporta Euractiv, il prioritario tema delle sanzioni verrà discusso sul tavolo delle trattative in relazione al petrolio di Mosca. Washington e Londra hanno già provveduto a bloccare l’import di forniture russe ma possono giocare sulla maggior indipendenza. Nel Vecchio Continente, Germania e Italia sono i paesi più legati al gas del Cremlino. Ecco perché la scorsa settimana l’Ue ha provveduto ad approvare un primo piano di riduzione dal gas russo per due terzi quest’anno  e di distacco completo dalle fossili ex sovietiche prima del 2030. A maggio avremo un secondo piano ma la strada è tracciata.

L’IEA, l’organismo di vigilanza globale sull’energia, dice che l’Europa potrebbe ridurre le importazioni di gas russo di 50 miliardi di metri cubi quest’anno, o poco più di 80 miliardi di metri cubi se i paesi passassero dal gas alla combustione di petrolio e carbone ad alte emissioni. Gli analisti di Jefferies stimano che l‘UE potrebbe sostituire circa 65 miliardi di metri cubi di importazioni di gas russo quest’anno, scrive ancora il quotidiano europeo. Ma le difficoltà non mancano, ciò che è certa è la necessità di tempo.

I PROBLEMI DELLA GERMANIA

Il difficile è ora. E cioè, come sostituire le forniture di Mosca? “Il vice-cancelliere tedesco Robert Habeck ha visitato il Qatar durante il fine settimana nel tentativo di garantire alternative, con poche possibilità di successo immediato in un paese visto con sospetto in Germania per le sue violazioni dei diritti umani” scrive Euractiv. E infatti uno dei temi più o meno collaterali riguarda la solidità politica di paesi candidati come nuovi partner energetici, poiché rinunciare al gas russo significa perdere pesanti punti di Pil. Ma in primis c’è il problema dei rigassificatori, che accomuna Germania e Italia.

COME SI STA MUOVENDO L’ITALIA

Anche il governo Draghi si sta muovendo per staccarsi da Mosca. Su Energia Oltre abbiamo raccontato dei viaggi di Di Maio e Descalzi ad Algeri. Venerdì è stato approvato il nuovo provvedimento contro il caro energia ma il premier italiano ha anche incontrato i suoi omologhi di Portogallo, Spagna e Grecia per fare asse su una via energetica mediterranea. Intanto, però, i flussi da Mosca proseguono e Cingolani ha più volte ribadito nelle informative parlamentari che servirà circa un anno e mezzo per concretizzare le strade del gas extra-Russia.

Nel lungo periodo, poi, c’è la svolta verso le rinnovabili. Venerdì Eni ha approvato il suo piano strategico al 2025. Ma come lo stesso numero uno del MiTE ha più volte ammesso amaramente, servirà semplificare anzitutto i processi autorizzativi. Solo così si sbloccherà il percorso che porta al futuro.

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